Lʼattacco iraniano e le implicazioni di mercato
Di Massimiliano Casini
Oltre alle conseguenze geopolitche, l'attacco dell'Iran a Israele ha avuto anche delle ripercussioni sui mercati: analizziamole
Introduzione al focus on di oggi
Benvenuto Crypto Investitore nella nostra sezione di approfondimento della newsletter settimanale. Oggi non possiamo che analizzare la reazione dei mercati avvenuta a inizio settimana, in cui gli scontri geopolitici e militari del weekend hanno comandato la price action.
Bitcoin come asset di rischio reagisce negativamente alle situazioni di incertezza ed essendo un mercato sempre aperto, dove è possibile operare anche nei weekend, siamo stati i primi a risentire del ribilanciamento del rischio da parte degli investitori esposti.
In questa analisi affronteremo gli aspetti geopolitici che è importante tenere in considerazione e quali sono i possibili scenari futuri del conflitto. Dopodiché confronteremo le performance delle principali asset class per districarci nei pattern ripetitivi degli scenari di guerra sui mercati.
Partiamo dalla storia, da ciò che è accaduto; solo così possiamo navigare tra i numeri dei mercati con maggiore consapevolezza.
Questo focus on è stato pubblicato in esclusiva sulla nostra newsletter Whale Weekend del 19 aprile 2024. Iscriviti per non perdere articoli inediti, analisi, news della settimana e tanto altro ancora!
Indice
Storia del conflitto ombra
Nella notte tra il 13-14 aprile 2024 avviene il primo attacco diretto ad Israele partito dal territorio nazionale iraniano. Parliamo di “primo attacco diretto” poichè queste due nazioni hanno sempre avuto tensioni dal punto di vista sociale, economico e religioso, ma l’Iran non si era mai spinto ad attaccare direttamente Israele o viceversa.
Nella notte di sabato, contro l’Iron Dome israeliana si sono abbattuti oltre 300 ordigni esplosivi tra missili cruise e droni bomba, costando circa un miliardo di dollari in difesa contraerea. La mole di missili scagliata contro il piccolo stato di Israele, in particolare verso la base militare di Nevatim, ha richiesto il completo intervento delle due principali installazioni di difesa israeliane (la cupola di ferro appunto) e il sistema Arrow. È stato necessario anche l’intervento congiunto di USA, Regno Unito e Francia.
L’Iran, come dicevamo è la prima volta che si espone direttamente in questo conflitto ombra che va avanti da decenni se non secoli. Precedentemente si è sempre appoggiata a nazioni prossime o proxy, che agissero per conto dello stato iraniano, come Yemen, Iraq e Libano.
Per anni l’Iran ha utilizzato i suoi proxy come Libano e Yemen per mantenere il conflitto ombra attivo e supportare indirettamente una guerra contro Israele. Quest’ultimo, dal canto suo, si è concentrato nell’eliminare componenti della comunità militare e scientifica iraniane, per rallentarne lo sviluppo militare.
Anche nel 2019 ci fu un’escalation tra i due paesi, dove furono registrati attacchi aerei da parte di Israele sul territorio siriano, iracheno e libanese. Questi erano volti alla neutralizzazione di basi e obiettivi militari collegati all’Iran. L’accusa da parte di Israele fu legata ad una linea di rifornimento armi in Libano, verso gli Hezbollah, in transito per Siria ed Iraq.
L’Iran, nel 2021, attaccò tramite uno sciame di droni una nave petroliera di proprietà di Israele al largo delle coste dell’Oman, alimentando un conflitto fatto di vendette e ritorsioni indirette che sicuramente ha mantenuto alte le tensioni tra i due paesi.
Quest’ultimo attacco è stato considerato dalla comunità internazionale come legittima risposta ad un altro evento senza precedenti avvenuto il 1 Aprile 2024, quando alcuni caccia F35 israeliani colpirono un consolato Iraniano a Damasco uccidendo Mohammad Reza Zahedi, un comandante del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche, violando diverse norme di diritto internazionale e facendo storcere il naso a tutti gli alleati.
Si potrebbe citare anche la morte di un generale iraniano in Siria per mano del comando israeliano o i continui supporti da parte dell’Iran al conflitto a Nord del paese delle milizie di Hezbollah. Di certo il passaggio più importante della storia moderna di questo conflitto è l’omicidio da parte degli Stati Uniti del generale di Tehran, Qasem Soleimani, sul suolo iracheno.
Così come è importante essere a conoscenza degli accordi di Abramo siglati tra Israele, Emirati Arabi e Bahrein, con la supervisione degli Stati Uniti. Questi accordi sanciscono il primo passo verso la cooperazione voluta dall’occidente tra i paesi islamici e arabi del Medio Oriente.
Sembra però che tutta la “fatica” che Stati Uniti e Israele stanno facendo per “portare la pace” in Medio Oriente non stia dando i frutti sperati. Infatti, a seguito di questo attacco e alle minacce di ulteriori ritorsioni da parte di Israele verso l’Iran, i paesi arabi alleati dell’asse occidentale e la NATO stessa non potranno supportare la voglia di vendetta di Netanyahu.
Anche se Israele decidesse di operare autonomamente questo nuovo attacco, dovrebbe richiedere il permesso di sorvolare lo spazio aereo di Giordania e Arabia Saudita, le quali di certo non saranno felici di assecondare lo stato che sta sterminando decine di migliaia di fedeli islamici, terroristi e civili.
Israele però potrebbe comunque utilizzare missili balistici, in grado di sorvolare lo spazio aereo delle nazioni spartiacque.
Le preoccupazioni ora sono quindi rivolte verso il primo ministro israeliano, il quale dopo essere stato aspramente criticato dall’opinione pubblica per la gestione della crisi palestinese, si trova ora ad avere gli occhi del proprio paese e di tutto il mondo puntati addosso, in attesa della sua risposta. Sarà pace o sarà guerra?
Quello che è certo è che Biden ha affermato che il sostegno americano ci sarà sempre in caso di difesa, mentre non è garantito in caso di volontà di offesa verso un altro stato. Così come è certo che gli americani, dalla presidenza Obama, hanno finanziato infrastrutture e armamenti bellici in Israele per 3.8 miliardi l’anno, rendendo il piccolo paese affacciato sul mediterraneo uno dei più avanzati dal punto di vista militare.
Il mercato si prepara a questa decisione come tende spesso a fare in momenti di incertezza: riducendo il rischio e posizionandosi su asset rifugio. Ma concentriamoci su ognuno di questi per capire su cosa soffermarci in questi momenti di tensione.
Analisi del movimento di prezzo degli asset
Andiamo adesso a vedere come hanno risposto i mercati all’attacco iraniano verso Israele, per capire quale asset si è comportato come “bene rifugio”.
Premettiamo che, dato che analizzeremo asset della finanza tradizionale, prenderemo come “ultimo” prezzo quello di chiusura del mercato della scorsa settimana, ovvero quello di venerdì alle 21:00 o 21:30. Successivamente, analizzeremo l’apertura delle borse di lunedì e il prezzo attuale al momento della stesura di questo articolo, cioè tra il 17 e il 18 aprile.
Partiamo naturalmente dall’asset più scambiato al mondo, ossia il dollaro americano USD, analizzandolo attraverso l’indice DXY, che permette di valutare il suo valore rispetto a un paniere di valute straniere.
Dollaro americano - DYX
Il dollaro ha reagito molto bene all’attacco. Infatti, al momento della scrittura di questo articolo sembra non aver risentito minimamente della situazione macroeconomica.
Il suo prezzo alla chiusura dei mercati di settimana scorsa era in zona 106,036. Ora si trova poco sopra questo livello. Dopo l’attacco ha perso 0,2 punti percentuali, per toccare successivamente un nuovo massimo locale in zona 106,153, rapidamente assorbito nella giornata di martedi 16.
Se utilizzasse il livello consolidato durante l’attacco come trampolino, potrebbe andare a colpire la resistenza in zona 107,844, molto importante per cercare di riprendere il massimo del 2022, che non si vedeva da più di 20 anni.
Consideriamo sempre che la chiusura di determinate posizioni quotate in dollari potrebbe comunque portare beneficio a questo indice, che vedrebbe un importante afflusso di liquidità.
S&P500 e Nasdaq100- SPX e NDX
Andiamo ora ad analizzare uno degli indici più interessanti del mercato azionario, ovvero l’S&P 500, il benchmark ufficiale del mercato equity. Questo indice rappresenta le prime 500 aziende per capitalizzazione quotate nel mercato americano.
È quindi una sorta di rappresentante dell’economia degli Stati Uniti e, di conseguenza, di circa il 50% dell’equity dell’intero mercato azionario mondiale, secondo stime dell’analisi condotta nel 2023 dal SIFMA.
L’SPX chiude la settimana di venerdì a un prezzo di 5116, seguito da un finto attacco alla zona di 5168. Dopodiché perde rapidamente questo livello e fa un nuovo minimo locale in zona 5040, allontanandosi del 4% rispetto al suo ATH in zona 5260 e di 1 punto percentuale dalla chiusura dei mercati della settimana scorsa.
Al momento della stesura di questo articolo, il dato non sembra intenzionato a cambiare rotta, ma punta dritto al valore di 5000, livello molto importante sia per l’aspetto psicologico dei mercati che per via della prima zona di ritracciamento di Fibonacci tracciato dall’inizio dell’impulso, partito ormai da ottobre 2023 (area gialla).
Insomma, anche l’azionario sembra non aver vissuto benissimo l’azione intrapresa dal popolo iraniano. Tuttavia, il mercato azionario, come molti altri risk-on asset, si trova in ampio profitto da più di due anni; quindi, questo ritracciamento potrebbe anche essere salutare per il mercato.
Analizzando rapidamente il Nasdaq 100, cioè l’indice delle prime 100 aziende tech americane, notiamo una certa correlazione, leggermente amplificata, con l’SP500.
Come possiamo vedere da questa immagine, c’è un movimento molto simile a quello analizzato fino ad ora, ma con fluttuazioni più ampie.
La vera problematica del Nasdaq rispetto all’S&P sta nel fatto che questo indice ha performato molto meglio nei mesi passati e che il suo primo livello di supporto è in zona 16800-16600, che dista quasi un 5% dai valori attuali. Sarà quindi interessante notare la risposta del mercato nelle prossime settimane per comprendere la sua direzionalità.
Il settore tecnologico, essendo composto da molte growth stock, basa gran parte delle sue performance sulle aspettative future del mercato più che sui suoi fondamentali. Per questo motivo, un’eventuale escalation militare potrebbe colpirlo duramente.
Bond Americani - US10Y
Se consideriamo gli asset ‘risk-off’, dobbiamo prendere in considerazione il benchmark di mercato, ovvero i bond americani a 10 anni di scadenza. Questi strumenti consentono di ‘vincolare’ il proprio capitale per ottenere un rendimento passivo garantito dallo stato considerato il “più sicuro al mondo”… almeno sulla carta.
Le obbligazioni sono state trascurate da gran parte degli investitori per molti anni a causa dei tassi d’interesse vicini allo zero. Tuttavia, dopo il crollo del mercato causato dalla pandemia nel 2020 e le politiche di espansione e restrizione quantitative attuate dalla Federal Reserve negli anni successivi, esse sono uno degli asset più interessanti proprio per via dell’aumento dei rendimenti passivi che generano.
Come possiamo vedere dal grafico qui sopra, il tasso di interesse dei bond a 10 anni era del 4,523%. In circa tre giornate è aumentato di quasi un punto percentuale, raggiungendo il livello attuale del 4,622%.
Abbiamo quindi una prima conferma che i risk-off asset stanno attirando un notevole interesse da parte degli investitori. In un mercato preoccupato dalla possibilità di un’escalation militare e dal cambio di opinione della Federal Reserve riguardo alla riduzione dell’inflazione nel breve periodo, gli investitori preferiscono incassare una parte dei profitti realizzati per mettere al sicuro una quota del proprio capitale.
Ecco un grafico che misura le probabilità dei vari target decisi dalla FED sui tassi d’interesse da qui alla fine del 2024.
Oro - Gold
Andiamo adesso ad analizzare l’asset considerato riserva di valore dal mondo intero: l’oro.
Questo è l’asset più capitalizzato al mondo con i suoi 16,16 bilioni di dollari. In tempi di crisi o alta inflazione è quello preferito dagli investitori data la sua natura scarsa e resiliente.
Nella chiusura di venerdì, il prezzo era di 2343$. Durante la giornata di lunedì 14, dopo aver subito una presa di liquidità nella zona di 2325$, un supporto già toccato altre 2 volte nel mese di aprile, è salito ad attaccare la zona di resistenza intorno ai 2400$.
Al momento della stesura di questo articolo, l’oro si trova in una zona limitrofa a pochi dollari di distanza. Nel complesso, il movimento è stato positivo, con un profitto che ha raggiunto quasi il 3%.
Possiamo notare quindi come l’oro stia agendo come riserva di valore in questo periodo. Analizzando il movimento dei prezzi dell’ultimo anno, si può notare il forte rialzo, portando a un guadagno positivo di quasi il 15% e creando una nuova area di ATH (All-Time High).
Se volete approfondire più nel dettaglio le performance di questo asset, il nostro redattore Davide ha scritto un breve articolo dedicato.
Bitcoin - BTC
Andiamo adesso ad analizzare il movimento dell’asset principale che rappresenta il benchmark per il mercato cripto: bitcoin.
Questo è aumentato notevolmente di valore dal minimo di novembre 2022, dove in seguito al collasso di FTX toccò un minimo di circa 16000$.
Nelle ultime settimane BTC, ha raggiunto un nuovo ATH, arrivando ad un valore di 73800$ per pezzo, anche grazie all’approvazione del suo ETF SPOT nei mercati americani e all’effetto dell’halving in arrivo.
Come possiamo notare, la risposta di bitcoin è molto più correlata agli indici americani rispetto all’oro. Sembra quindi che, nonostante BTC sia stato presentato al mondo tradizionale come un bene rifugio, in queste situazioni subisca come gran parte degli asset ad alto rischio, e in questo caso specifico anche di più.
Va comunque sottolineata l’importante performance dell’asset negli ultimi anni e il raggiungimento di un nuovo ATH qualche settimana fa, che ha portato gran parte degli investitori a registrare ampi profitti e quindi a liquidare le proprie posizioni con maggiore facilità.
Tuttavia, questo discorso vale solo fino a un certo punto, visto che l’oro ha un andamento simile nell’ultimo periodo, come abbiamo visto nella sezione precedente.
Molti analisti suggeriscono che il prezzo di BTC potrebbe subire un calo e ritoccare i 58-60k, o addirittura i 52-50k, al fine di rallentare un po’ la sua corsa in questo ciclo che sembra aver anticipato i tempi rispetto a quelli precedenti.
Altcoin in generale - BTC.D, ETH/BTC, Others
Prima di andare ad analizzare le performance di alcune altcoin specifiche, utilizziamo tre grafici per comprendere la situazione del mercato delle altcoin in generale.
Il primo grafico è quello della dominance di BTC, che permette di capire se il benchmark di mercato stia attualmente drenando liquidità dagli asset con un rischio più elevato o la stia distribuendo.
Come possiamo notare, la dominance di BTC venerdì alle 21 si trovava intorno al 55,85%, aumentando dell’1,28% nelle ore successive all’attacco. Successivamente, la dominance è diminuita raggiungendo un minimo del 55,09%. Possiamo quindi notare che, nonostante inizialmente gran parte delle altcoin abbiano subito un drenaggio di liquidità, questa è stata poi ridistribuita nel mercato.
È importante confrontare questa analisi con altri due grafici: quello relativo a ETH e quello relativo alle altre altcoin, per capire se la liquidità è stata spostata verso le stablecoin o meno.
Il grafico ETH/BTC fa un nuovo low di zona, raggiungendo questa volta il livello di 0,046 sats, denotando la debolezza della seconda cripto per capitalizzazione verso il benchmark. Questa fase ribassista probabilmente è anche rafforzata dall’improbabilità dell’approvazione dell’ETF su ETH per maggio 2024.
Analizzando il movimento di mercato avvenuto durante l’attacco ad Israele, possiamo notare come il rapporto fra i due asset è stata un’occasione per alcuni trader di convertire parte dei propri BTC per ETH ad un prezzo favorevole, considerando che poco dopo abbiamo riconquistato il livello di 0,049 sats.
Sarà importante vedere come risponderà questo grafico nelle prossime settimane, dopo l’halving, e quale sarà la risposta della SEC verso l’ETF Spot.
In ogni caso, vi ricordo che questo lunedi gli ETF SPOT per Bitcoin e per Ethereum sono stati approvati a Hong Kong. Il che, secondo il nostro analista preferito Eric Balchunas, non è una notizia tanto impattante per il mercato cripto in termini di inflow.
Vediamo ora come ultimo indicatore il grafico “others”. Questo è un indice che permette di analizzare la capitalizzazione del mercato delle altcoin escludendo la prime 10 criptovalute, così da poter visualizzare la risposta delle altcoin a media-bassa capitalizzazione senza la presenza degli asset volatili più grandi del mercato e senza le stablecoin.
Durante il weekend e la settimana attuale, possiamo notare come inizialmente le altcoin hanno reagito molto male perdendo in media quasi un 16%, per poi vedere una risposta immediata che ha riportato la loro capitalizzazione poco sopra la zona persa, intorno ai 284B$.
Attualmente sembra che stiano gravitando nella zona che va dai 270 ai 250B$. Tuttavia, facendo uno zoom out verso un time frame di più ampio respiro, possiamo notare come la struttura rialzista rimane intatta fino a che non perdiamo con decisione tutta la zona sottostante ai 200B$.
Altcoin Specifico - ONDO, SOL, TIA
Ci avviciniamo alla conclusione. Prima però vogliamo analizzare singolarmente alcune altcoin che nell’ultimo periodo hanno dato i migliori risultati, specie contro BTC.
Ondo Finance – Real World Asset
Partiamo da ONDO Finance, che per via dell’istituzione di un fondo d’investimento di Blackrock da 100M$ su rete Ethereum sembra aver attirato l’attenzione di notevoli investitori decisi a speculare sul token di questo progetto legato ai Real World Asset.
Purtroppo il grafico contro BTC non sembra essere disponibile su TradingView. Dovremo quindi analizzare il movimento di ONDO verso il dollaro e sovrapporre il grafico di BTC.
Come possiamo notare, poco dopo l’attacco Iraniano il token ha perso l’8%, andando ad attaccare il livello di 0,68$, per poi effettuare un movimento rialzista e scaricare in zona 1,05$, realizzando un profitto di quasi il 70%.
Tuttavia, il movimento è stato fortemente riassorbito dal mercato, riportando il token a un prezzo di 0,8/0,75$.
È importante sottolineare in ogni caso la sua performance positiva rispetto a BTC, che invece si trova in un punto più basso rispetto ad $ONDO dopo il week end. Vedremo nei prossimi giorni se questo sarà stato un falso movimento che beneficia della forte pressione mediatica sui RWA o meno.
Solana – Layer 1
Andiamo ad analizzare la chain più promettente del mercato, seconda solo a Ethereum, cioè Solana. Che dal bottom di mercato, toccato nel novembre del 2022, ha registrato una performance incredibile, passando da 8 a 200$.
Il grafico rappresenta la posizione SOL/BTC, consentendoci di visualizzare i dati in maniera più chiara.
Come possiamo notare, il movimento di $SOL è simile a quello visto da $ONDO, denotando resilienza per questo asset digitale, identificato come un Layer 1 e quindi un diretto competitor di Ethereum.
Il token ha perso quasi il 14% dalla chiusura dei mercati di venerdi, per andare poi a riconquistare interamente la propria posizione guadagnando il 22% contro BTC.
Anche questo movimento si è riassorbito, tornando allo stato attuale della posizione di Solana contro bitcoin in una zona che gravita attorno a 0,0022/0,0021sat.
Onestamente, la struttura su time frame settimanale non sembra essere stata persa, ma anzi pare che qualche trader abbia sfruttato proprio il ribasso di questi giorni per posizionarsi in un orizzonte temporale più lungo. Aspettiamo la chiusura delle prossime settimane per notare la direzionalità della struttura.
Celestia – Layer 0
Concentriamoci adesso sull’analisi di $TIA, il token di Celestia, uno dei progetti che ha fatto più parlare di sé durante tutto il 2024 per merito del suo framework che consentirebbe di costruire delle modular blockchain ad alte prestazioni. Se volete approfondire più nel dettaglio questo argomento della modularità, ecco un articolo scritto da Matteo.
Il token è stato airdroppato a tantissimi utenti ad ottobre 2023, e per quanto il grafico con un time frame settimanale faccia vedere la forte debolezza di questo asset rispetto a BTC, possiamo notare che durante l’ultima settimana mostra molta forza rimanendo vicino al valore di 10$.
Il grafico mostra che il prezzo ha subito un ribasso dell’8% nel breve termine rispetto a BTC, per poi muoversi rapidamente in quello che sembrava essere un falso movimento verso la zona di 0,001815 sats, livello poi nuovamente attaccato in modo non molto efficace.
Tuttavia, è interessante notare che nonostante la fase di ribasso del mercato, causata dall’attacco nel Medio Oriente, il token si trovi attualmente a un prezzo più alto rispetto alla chiusura di venerdì, mostrando afflusso di domanda.
Concludiamo l’articolo lasciandovi un thread scritto da “Nemi” in cui viene effettuato un post mortem sulla situazione di 59 token nel fine settimana, durante la fase di attacco. Viene analizzato sia il drawdown dal punto più alto, che il rimbalzo dal punto più basso, con l’obiettivo di poter valutare il reale impatto di questo attacco improvviso contro Israele sulle altcoin che ad oggi meritano maggiore attenzione nel mercato.