SEC: “no” a Coinbase per nuova regolamentazione crypto
Di Davide Grammatica
La SEC ha respinto la petizione di Coinbase per una nuova nuova regolamentazione crypto, poiché le regole attuali sarebbero sufficienti
La SEC boccia la richiesta di Coinbase
La Securities and Exchange Commission (SEC) degli Usa ha respinto per vie ufficiali la petizione di Coinbase in merito a una nuova regolamentazione degli asset digitali, dichiarando che le regole attuali possono essere benissimo applicate anche alle criptovalute.
A intervenire nel merito della questione è lo tesso presidente dell’agenzia, Gary Gensler, che ha rinnovato l’opinione di sempre dell’agenzia rispetto all’applicabilità delle leggi in corso per regolare il settore.
“Nella misura in cui le criptovalute vengono offerte e vendute sotto forma di un ‘contratto di investimento’, e nella misura in cui le entità intermediano transazioni crypto in forma di ‘beni finanziari’, si possono applicare le leggi federali sulle ‘security’”, ha dichiarato Gensler, in una nota ufficiale. “Non vedo l’ora di lavorare con progetti e intermediari crypto che desiderano rispettare la legge”.
La “frecciatina” finale fa riferimento al crollo di FTX, costato agli investitori danni per miliardi di dollari nel loro insieme, e ritenuta di fatto un “intermediario non conforme”. Per questo motivo, la SEC sembra essere convinta di poter occuparsi della sorveglianza del settore, pur non essendoci alcuna chiarezza dal punto di vista normativo rispetto allo storico dibattito tra “security” e “commodity”, che tanto sta frenando da un punto di vista legale gli operatori.
Un questione ancora irrisolta
Coinbase si era fatto avanti per risolvere il problema lo scorso aprile 2022, per chiedere chiarezza alla SEC portando con sé la voce di tutta la CeFi. Tuttavia, l’agenzia non sembra voler fare dei passi avanti agevolando l’attività dei cex, e anzi ha più volte messo in difficoltà gli operatori tra blocco ad alcuni servizi (lo staking per Kraken, ad esempio) o il delisting obbligato di alcuni token.
Di contro, gli exchange sembrano aver già tentato di far di necessità virtù, espandendo il proprio business fuori dagli Usa. Coinbase, stesso, per esempio, ha dato vita alla sua filiale “international” per conquistarsi uno spazio nel mercato dei derivati.
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