Come i top brand stanno conquistando il Web3
Di Davide Grammatica
Molti dei brand più famosi al mondo stanno scommettendo sul Web3, contribuendo allo sviluppo del settore. Ma a che punto è l’adozione di questa nuova tecnologia, e quali sono le prospettive?
Lo sviluppo dietro le quinte del mercato
Non sarà sfuggito sicuramente, almeno ai più attenti, come il settore crypto, nonostante l’andamento del mercato ribassista ormai da mesi, stia continuando a fornire testimonianze di uno sviluppo tecnologico costante.
Indice di tutto ciò è l’azione di moltissime aziende, che in questi mesi non hanno mai smesso (e, anzi, sono sempre più numerose) di investire e annunciare piani di sviluppo nel settore crypto, con una focalizzazione sulle risorse del Web3.
Aziende, tra l’altro, di primissimo ordine, e trasversali ai vari settori industrali. Basti pensare a Warner Music, Disney, o Starbucks. E ancora Nike e Gucci per l’abbigliamento, NBA nello sport, e Time per l’editoria. Insomma, non c’è settore che manchi all’appello, e se invece si allargasse l’orizzonte anche a quelle aziende che puntano specificamente a soluzioni blockchain, le realtà imprenditoriali coinvolte in questa evoluzione non farebbero che aumentare.
Prima di iniziare, se si volesse approfondire in cosa consiste il Web3, QUESTO è l’approfondimento giusto per conoscere la nuova generazione di Internet, focalizzata sulla decentralizzazione del “potere” dalle singole aziende ai singoli utenti.
Indice
I primi passi delle aziende nel Web3
Ad oggi, i brand che hanno lanciato collezioni NFT o investito in strategie di sviluppo nel Web3 (come per esempio acquistare asset nel metaverso) già non si contano. E provengono, come detto, da ogni tipo di settore, con una maggiore concentrazione che coinvolge il mondo dell’abbigliamento e del lusso in generale.
Ethereum è l’ecosistema più sfruttato, forte della sua popolarità, ma non mancano anche blockchain alternative, con dei percorsi pensati ad hoc a seconda dell’azienda. Il minimo comune denominatore, ad ogni modo, è il fatto che queste aziende contribuiscono a un grande giro di capitale, collateralmente responsabile dello sviluppo del settore, per un trend che viaggia all’opposto del mercato delle criptovalute degli ultimi mesi.
Nike è una di quelle realtà che hanno iniziato ad aver a che fare con il Web3 in maniera molto precoce, o almeno prima che questo entrasse nell’orbita del mainstream. Prima con un modello di sneaker (CryptoKicks) integrata alla tecnologia blockchain, poi con un’intera catena di approvvigionamento al dettaglio. Nel 2021, invece, ha addirittura acquisito RTFKT Studios, anch’esso produttore di sneaker, ma in forma di NFT. E in virtù di questa operazione ha presentato la propria collezione NFT, CloneX, arrivata a un volume di scambio di mezzo milione di dollari.
E anche oggi, con le condizioni del mercato cambiate drasticamente, continua a investire nel metaverso, tramite una nuova linea chiamata Nike Dunk Genesis CryptoKicks.
"Il minimo comune denominatore, ad ogni modo, è il fatto che queste aziende contribuiscono a un grande giro di capitale"
Il modo dell’abbigliamento e il trend NFT
L’esempio di Nike è esplicativo sia di un trend comune alle varie aziende che si approcciano al mondo Web3, sia del fatto che il settore maggiormente attratto dal mondo crypto e NFT sia quello dell’abbigliamento.
Come Nike, è infatti Adidas il secondo colosso del settore ad averci investito molto. Questo, a partire da novembre 2021, con l’acquisizione di un terreno nel metaverso The Sandbox e una collaborazione con l’exchange Coinbase. Per arrivare, a dicembre dello stesso anno, al lancio NFT “Into the Metaverse” in collaborazione con Bored Ape Yacht Club. Un successo che ha portato l’azienda a guadagnare 23 milioni di dollari in un solo pomeriggio, e a continuare a investire in NFT anche in collaborazione con altri marchi. Con Prada, per esempio, Adidas ha creato il progetto “adidas for Prada re-source”, attivo nell’ecosistema Polygon.
Ovviamente i brand non finiscono qui, e tra i più celebri si ritrovano Gucci, Tiffany & Co., Dolce Gabbana, Louis Vuitton, Lacoste o Tommy Hilfigher. Gucci, in particolare, ha avuto l’approccio più complesso, dall’acquisizione di terreni nel metaverso, sempre in The Sandbox, passando per l’investimento nella DAO SuperRare al fine di creare un proprio “Vault Art Space” digitale, fino all’integrazione di pagamenti in criptovalute (Bitcoin, Dogecoin e Apecoin) per il proprio marketplace.
Dolce Gabbana, in collaborazione con la sua community per “il lusso e la cultura digitale” DGFamily, ha invece proposto una propria collezione NFT sul marketplace di lusso UNXD, attivo sulla rete Polygon, ed è riuscita a vendere un solo NFT (The Doge Crown) per più di un milione di dollari.
Tiffany & Co. ha invece guadagnato notorietà nel settore grazie a una partnership con CryptoPunks, ad oggi uno dei progetti NFT più famosi e importanti di tutto il panorama. Giusto ad agosto 2022, infatti, Tiffany ha presentato 250 “collane digitali”, ciascuna dal valore di 30 ETH, e disponibili esclusivamente per i possessori di un NFT CryptoPunk. Neanche a dirlo, sul secondary market gli stessi NFT sono stati venduti al doppio della cifra iniziale.
Il case study Time
Time Inc., famoso editore americano (con più di 90 riviste gestite), fa risalire i primi approcci al mondo crypto addirittura al 2014, con l’accettazione di Bitcoin come pagamento in alcune occasioni.
Le celebri e iconiche copertine rosse sono state pubblicate come NFT in tre versioni, vendute per quasi mezzo milione di dollari, mentre in altri ambiti l’editore ha collaborato con il collettivo di artisti FOTO, puntando negli anni ad aiutare a dare impulso alle carriere di giovani artisti del Web3, soprattutto con la collezione “Time’s Build a Better Future”.
In generale, poi, l’editore si è sempre dimostrato vicino a tutta l’industria crypto, veicolandone sempre i buoni propositi e le prospettive di crescita dal punto di vista innovativo. Non a caso, in questo senso, una delle più famose copertine rappresenta il fondatore di Ethereum, Vitalik Buterin.
Il mondo dello sport e il Web3
Dopo il mondo dell’abbigliamento, è certamente tutto il settore dello sport a muovere i capitali maggiori nel Web3. Sia per quanto riguarda le più famose competizioni sportive, e non solo in forma di sponsorizzazione, sia le singole squadre o i singoli atleti. Basti pensare, per esempio, alle varie collaborazioni in Italia con la Serie A, come Binance con la Lazio.
Oppure all’Australian Open, celebre torneo di tennis, che nell’aprile 2022 ha rilasciato una raccolta di Art Ball NFT, in collaborazione con lo studio Web3 Run it Wild, e un viaggio attraverso il parco di Melbourne all’interno del metaverso di Decentraland, con tanto di missioni giornaliere play-to-earn per vincere speciali NFT.
L’NBA, che non ha bisogno di presentazioni, ha invece collaborato con Dapper Labs per forse l’operazione di maggior successo degli ultimi tempi, ovvero il lancio della collezione NFT NBA Top Shots 2020, che ha fatto registrare volumi di scambi pari a oltre un miliardo di dollari, per oltre 22 milioni di transazioni.
Più recentemente, invece, ha annunciato la partnership con la piattaforma Sorare, attiva da parte sua anche in molti altri contesti sportivi (sopratutto il calcio europeo).
Nel maggio 2022, invece, la NFL (football americano) ha annunciato una partnership con Mythical Games, per lanciare un gioco play-to-earn nel 2023, il primo sportivo nato da una lega ufficiale.