Criptovalute e regolamentazioni: caos USA e ordine in Europa?
Di Gabriele Brambilla
Approfondiamo cosa sta accadendo negli Stati Uniti e in Europa, dalla SEC contro tutti all'approvazione del MiCA del Parlamento Europeo
Criptovalute e regolamentazioni: tema caldissimo
Tutto sommato, il 2023 delle crypto non sta andando per niente male. La total market cap del settore segna un +55% rispetto l’anno scorso, ma nonostante ciò, l’industria continua a viaggiare su un binario precario e fragile.
Lo sanno bene le società americane, da cui però dipendono come si può intuire le sorti del settore a livello globale.
Lo testimonia, per esempio, Brian Armstrong di Coinbase, il CEO dell’exchange più importante degli USA, nell’affermare di aver preso in considerazione l’idea di trasferire la sede del CEX fuori dal territorio nazionale, a meno di un cambio di registro nell’approccio degli Stati Uniti sulla regolamentazione delle criptovalute.
Quando si parla di regolamentazione negli States, come abbiamo imparato soprattutto negli ultimi mesi, ci si riferisce in particolar modo alla Securities and Exchange Commission (SEC) americana, nonché alle sue ripetute azioni di contrasto alle piattaforme di trading di asset digitali. Vediamo quindi di conoscere meglio la recente storia.
Questo approfondimento è stato pubblicato in esclusiva sulla nostra newsletter Whale Weekend del 21 aprile 2023. Iscriviti per non perdere articoli inediti, analisi, news della settimana e tanto altro ancora!
Indice
SEC e Gensler all'attacco
Ultima in ordine di tempo è la causa intentata contro l’exchange Bittrex, accusato (tra le altre cose) di listare token “non registrati” come titoli (o security), quindi non conformi a quanto previsto dalla legge. Tra questi segnaliamo Algorand (ALGO), Dash, OMG, TKN, NGC e IHT. Se gli ultimi menzionati potrebbero essere considerati token in generale non particolarmente popolari, i primi due sono ben noti alla community, tanto da essere disponibili al trading sui più popolari CEX di tutto il mondo, incluso (ovviamente) anche Coinbase.
Compiendo un percorso a ritroso, ci si può quindi accorgere come questo approccio non possa essere considerato un caso isolato. All’inizio del 2023, l’exchange Kraken fu costretto a interrompere il suo servizio di staking negli USA, come parte di una sanzione più ampia nei suoi confronti. Un pattern che coinvolse anche Gemini Trust e Genesis Capital, con conseguente blocco alla circolazione di prodotti DeFi a rendita tramite il CEX BlockFi.
Ancora, alla società Paxos fu impedito di emettere la stablecoin Binance USD (BUSD), nativa dell’ecosistema BNB.
La SEC si è poi messa in mezzo anche nei più celebri (e tragici) casi di FTX e Terra, i cui ecosistemi crollarono rispettivamente a novembre e maggio 2022. Tuttavia, se si vuole essere ancor più precisi, il primo caso di collisione tra l’agenzia e l’industria crypto risale al 2020, anno in cui il bersaglio fu Ripple e il suo token XRP.
La questione è tanto semplice quanto difficile da affrontare. La SEC e il presidente Gary Gensler considerano le criptovalute come titoli (security) non registrati. La registrazione consentirebbe di conformare le società ai termini di legge, ma tutto il processo sembra voler costringere le piattaforme di trading ad adeguarsi a tutto ciò senza che siano fornite condizioni praticabili, o quantomeno una chiara via da seguire.
Questa ovviamente è l’opinione dell’industria. Dall’altra parte della barricata, per Gensler la questione è chiara: “L’industria delle crypto non vuole ascoltare. Dopotutto, seguire le regole significherebbe tagliare i profitti”.
Conseguenze sul comparto crypto
Il risultato, tuttavia, è che “tutte” le criptovalute finiscono con l’essere considerate come security da parte della SEC. Inoltre, alla fine non sarà da escludere che il settore dovrà nel suo insieme aderire al punto di vista dell’agenzia.
Ciò con diverse conseguenze, in cui il worst case scenario potrebbe essere quello in cui ai CEX venga dato il permesso di scambiare solo Bitcoin, l’unica crypto considerata senza dubbi alcuni come commodity.
In alternativa, i CEX potrebbero dover rinunciare ai propri prodotti di staking, ma anche a servizi o funzioni di broker-dealer come nel caso di Bittrex.
Conseguentemente, un ulteriore problema riguarderebbe lo svolgersi del processo normativo. Tutte le parti chiamate in causa dalla SEC potranno fare ricorso in tribunale, magari riuscendo a respingere le posizioni dell’agenzia, ma molte altre cause potrebbero costituire dei forti precedenti, creando contrasti nelle interpretazioni normative stesse.
Altra conseguenza, ma di genere diverso, è il danno collaterale provocato dalla SEC che nasce dal rifiuto di domande di alto profilo per istituire ETF spot su Bitcoin, il quale si è subito declinato in uno sforzo di carattere politico contro le criptovalute.
Come impedire, per esempio, che i consulenti di importanti fondi istituzionali possano assicurare i beni dei loro clienti con determinate realtà, se non presso “custodi qualificati”, ovvero una gamma ristretta di banche e intermediari dalla quale sono esclusi attori (con tutte le caratteristiche per essere in regola) come Coinbase, Anchorage Digital Bank, BitGo, Bakkt o Gemini.
Il settore crypto è unito nel constatare come non sia possibile affidarsi (anche in modo alternato) a regole basate sul mondo degli Anni ’30. E come questo, soprattutto, non sia un modo per definire le norme che dovrebbero veicolare le innovazioni dell’industria delle criptovalute.
Gli USA sono quindi chiamati a un passo importante, che tuttavia deve passare attraverso le azioni della SEC e del suo presidente.
A ogni modo, più passa il tempo, più è difficile immaginare che non si verifichi un vero scontro tra le istituzioni americane su questo argomento, incluso anche un dibattito politico intorno a Bitcoin e le criptovalute. Guarda caso, alle elezioni presidenziali manca poco.
"Non solo processi e pericolosi precedenti: il modus operandi della SEC arreca anche danni collaterali all'intero comparto crypto"
Il MiCA è ormai realtà!
Mentre il “teatrino” a stelle e strisce prosegue, l’Europa si trova a un importante punto di svolta per le criptovalute: il tanto atteso voto per l’inedita normativa di riferimento.
Il MiCA (Market in Cypto Assets) è una normativa europea che avrà come scopo quello di portare ordine nel comparto crypto, disciplinandone le varie attività. Un’esigenza ormai non più trascurabile, dettata da un quadro sempre più aperto e incuriosito verso le questi asset.
La prima proposta di un set di regole dedicata al settore fu lanciata dalla Commissione Europea nell’ormai lontano settembre 2020. Da allora, il dibattito sul tema si è acceso e ha registrato diversi stalli su alcuni punti. Uno “scontro” tra parti dai pensieri differenti: da un lato attori favorevoli a una regolamentazione rigida e severa, a tratti proibizionistica; dall’altro esponenti di politiche più leggere e permissive. Il tutto in un contesto dove anche l’opinione pubblica si trova divisa tra preoccupazioni, opportunità e non comprensione del panorama delle criptovalute. In verità, dovremmo segnalare una diffusa impreparazione sull’argomento anche tra le file dei decisori, in difficoltà già nelle prime fasi del dibattito.
Fortunatamente, alcune figure coinvolte nel processo sono invece dotate delle giuste competenze, il che ha consentito al MiCA di proseguire, seppur lentamente, in una direzione nel complesso piuttosto positiva.
Il Market in Crypto Assets avrà il privilegio di essere il primo vero set normativo al mondo dedicato alle criptovalute. Questo titolo rappresenta una grande responsabilità: è assai probabile che altri Paesi prenderanno in parte spunto da questo testo per sviluppare regole proprie. Da qui l’importanza di un MiCA che non soffochi un’industria giovane e promettente, ma che miri solo a disciplinarla e tutelarne i consumatori.
Scendendo più nei dettagli, il testo appena approvato non differisce molto da quello già diffuso lo scorso anno. Confermata quindi la motivazione dei recenti ritardi, causati davvero dal lungo processo di traduzione del contenuto in tutte le lingue dell’Unione.
L’ultima bozza del MiCA suddivideva gli asset crypto in tre categorie: e-money token, asset-referenced token e utility token; vediamo brevemente di cosa si tratta.
I token e-money sono sostanzialmente delle stablecoin legate a una sola valuta fiat, per intenderci come USDT e USDC.
Anche gli asset-referenced token sono delle stablecoin, basate però su più asset fra cui anche le valute fiat, oltre ad altre criptovalute, materie prime e via dicendo.
Gli utility token danno invece accesso a un bene o servizio fornito dall’emittente.
Infine, esiste in realtà una quarta categoria che include tutti gli asset crypto che non rientrano nelle tre appena menzionate.
Presenti anche i security token, non sottostanti però alla ratio del regolamento.
MiCA e stablecoin
Avendo chiamato in causa le stablecoin, capiamo come verranno disciplinate dal nuovo regolamento europeo.
Lato società, nulla cambia rispetto alle precedenti bozze: chi emette delle stablecoin dovrà detenere riserve sufficienti a garantirne il valore.
Ovviamente saranno necessarie le dovute autorizzazioni prima di procedere con l’emissione. Inoltre, ogni emittente dovrà produrre un whitepaper e seguire le regole di condotta, diffondere comunicazioni periodiche di mercato e mantenere una certa liquidità. Insomma, un set di norme che mira a evitare scenari in cui gli utenti finiscono coinvolti in situazioni pericolose per i propri capitali.
Novità anche riguardo i limiti sui movimenti di stablecoin all’interno di un exchange. Nello specifico, la media per quarto dovrà stare al di sotto dei 200 milioni di euro giornalieri e 1 milione di transazioni quotidiane. Questi numeri non saranno applicati alle attività di trading sugli exchange.
In caso di sforamento dei limiti, la società dovrà:
- Smettere di fornire quel determinato asset;
- Eventualmente sottoporre un piano alle autorità competenti che garantisca il rispetto dei limiti; il piano dovrà essere presentato entro 40 giorni dal raggiungimento delle soglie.
Nota importante: questi limiti si riferiscono solo a stablecoin non denominate in euro. La mossa sembra abbastanza logica: lasciare sgombra la strada per la futura CBDC europea.
"Le stablecoin dovranno rispettare alcune regole e limiti"
NFT e DeFi: cosa dice il MiCA?
Veniamo alle principali preoccupazioni della community crypto riguardo il MiCA: la disciplina su NFT e Finanza Decentralizzata. Infatti, il dibattito in sede europea aveva portato la discussione anche su questi temi, facendo temere che potessero rientrare nel regolamento. Abbiamo delle buone notizie: salvo alcune eccezioni, NFT e DeFi resteranno esclusi dal set normativo.
Per i Non-Fungible Token, l’unica casistica è l’eventuale emissione di NFT frazionati o coniati in serie; in questo evento mancherebbe la caratteristica di non fungibilità, rendendo quindi l’asset fungibile, scambiale al pari con un altro e quindi soggetto a regolamentazione.
Quanto alla DeFi, il solo aspetto da rispettare per mantenere l’esclusione dalla ratio del MiCA è l’effettiva decentralizzazione. Come riporta il testo ufficiale:
“Where services are provided in a fully decentralized manner and without any intermediary, these rules do not apply”
Chiaramente restano diversi punti d’ombra, come sempre accade nel campo del diritto all’esordio di una nuova legge. Ad esempio, cosa si intende per fully decentralized? Quali sono le azioni che potrebbero far decadere questo status? Le risposte potremo averle solo con tempo e consolidamento delle prassi.
"NFT e DeFi, salvo casi eccezionali, sono esclusi dalla ratio del regolamento"
Disciplina degli exchange e voto
Nessun dubbio invece su provider di servizi ed exchange di criptovalute. L’Unione Europea aveva messo in chiaro da subito l’intenzione di elaborare norme atte a tutelare il consumatore, anche alla luce dei recenti fallimenti.
Qualsiasi fornitore di servizi crypto con sede in Europa dovrà attenersi al MiCA. Invece, per gli attori che operano dall’estero il discorso cambia e lascia un po’ perplessi: saranno le attività di marketing a determinare l’efficacia della normativa.
Se un exchange o altro provider con sede all’estero svolge attività promozionali atte ad attrarre clienti, dovrà obbligatoriamente mettersi in regola registrandosi all’OAM. Al contrario, nel caso le attività promozionali fossero assenti, il regolamento non viene applicato.
Il voto è filato liscio come l’olio ed è stato all’insegna della compattezza: 517 voti a favore, 38 contrari e 18 astenuti. Da segnalare la reazione positiva di giganti del settore come Kraken, Binance e Coinbase, felici del fatto che l’Europa sia “il primo continente dotato di una regolamentazione comprensiva sugli asset crypto”.
Il passaggio del MiCA al Parlamento Europeo è un grande traguardo per il settore delle criptovalute. I provider di servizi potranno finalmente operare senza temere ripercussioni legali dettate dall’incertezza. Per questo motivo, possiamo inoltre aspettarci una buona spinta in termini di investimenti: banche, attori istituzionali e società, finora restie ad affacciarsi alle criptovalute proprio a causa dei buchi normativi, avranno un grande stimolo a procedere.
Dando uno sguardo alle tempistiche, siamo ben lontani dall’effettiva entrata in forza del MiCA, motivo per cui abbiamo spesso scritto al futuro nel corso dell’articolo. Possiamo mettere nel mirino il Q3 del 2024, in quanto saranno necessari 18 mesi per l’entrata in vigore.
Nel frattempo, diverse istituzioni europee, soprattutto EBA ed ESMA, avranno parecchio da fare. L’approvazione del MiCA è solo un passo; ora restano da delineare tutti gli elementi accessori, fondamentali per fare in modo che la normativa possa effettivamente funzionare.
"Arrivano regole precise che disciplinano l'operato di exchange e provider di servizi"
Considerazioni finali e futuro
Seppur i più rigidi sostenitori delle criptovalute non saranno contenti, dovremmo ritenerci soddisfatti del risultato finale. Il Market in Crypto Assets non impone divieti né rigidi blocchi; inoltre, al momento non tocca NFT e soprattutto DeFi, per sua stessa definizione il bastione della decentralizzazione. Al sicuro anche le criptovalute Proof-of-Work come bitcoin, almeno per ora.
Ben vengano delle regole chiare su tutto ciò che è centralizzato, data l’ondata di fallimenti a cui abbiamo iniziato ad assistere dallo scorso anno. In questo modo, non saremo solo noi clienti a beneficiare di maggiori tutele: anche i provider di servizi potranno finalmente operare senza timori e dubbi.
Infine, salutiamo il MiCA come un passaggio importante verso l’adozione di massa. Al netto di alcuni punti che effettivamente possono non piacere, un regolamento ad hoc era una condizione imprescindibile per favorire la diffusione delle criptovalute tra il grande pubblico, anche mediante società e istituzioni.
Concludendo, possiamo affermare che l’Unione Europea ha dimostrato discreta lungimiranza e buon senso. Situazione opposta dall’altra parte dell’Atlantico, dove regnano incertezza e confusione, dettate da un mix di protagonismo, politicizzazione e interessi. Quale sarà l’epilogo della vicenda? Al momento non c’è davvero modo di saperlo.