Da FTX a BlockFi: recap del crypto winter
Di Gabriele Brambilla
Diversi giganti del settore crypto sono caduti in questo lungo 2022. Riviviamo i momenti salienti capendo che cos'è andato storto
FTX, BlockFi, Terra e Celsius: l'anno più difficile per le crypto
Possiamo affermare già oggi che il 2022 verrà ricordato come l’anno più difficile per le crypto: da Terra a Celsius, da FTX a BlockFi, diversi giganti sono andati distrutti o finiti nei guai.
Il contesto attuale è già di per sé molto difficile per varie circostanze.
Innanzitutto la pandemia, ancora in corso ma fortunatamente meno aggressiva. Oltre alle perdite umane, essa ha lasciato ferite sociali ed economiche difficili da sanare in poco tempo.
Aggiungiamo poi la crisi dei materiali e dell’energia. Anche questo evento è legato in parte al COVID-19: dopo mesi e mesi chiusi in casa, con la domanda di prodotti e servizi bassissima, il ritorno alla normalità ha generato una richiesta enorme e improvvisa pressoché di tutto. L’intera filiera produttiva si è quindi trovata in seria difficoltà, indebolita da mesi di attività scarsa o inesistente.
A tutto ciò, sommiamo la guerra in Ucraina e le tensioni internazionali. Oltre a portare morte e distruzione, i conflitti danneggiano le attività e l’economia mondiale, innescando una reazione a catena che colpisce le persone comuni.
Ciliegine sulla torta: carburanti alle stelle e inflazione fuori controllo. Pure qui troviamo motivazioni nella guerra, nella pandemia e/o nelle dinamiche macroeconomiche dell’ultimo decennio. Ad esempio, l’inflazione deriva da un’offerta monetaria eccessiva, in parte responsabile al contempo della grande crescita dei mercati negli ultimi anni.
Il momento storico è quindi difficile e complesso. Chiaramente, i mercati non sono immuni agli avvenimenti, anzi, ne beneficiano o subiscono parecchio.
Rientrando nel nostro settore, dopo una crescita super nel biennio 2020/2021, segnata da nuovi All-time High, le criptovalute sono cadute in un pesante bear market. Il problema però non risiede qui.
Il mercato sale e scende da sempre e continuerà a comportarsi così finché esisterà. Questo vale per ogni tipo di asset, non solo per le crypto. Perciò, un periodo ribassista è qualcosa di assolutamente fisiologico.
Le criptovalute sono ancora giovani e in via di formazione. Potremmo definirle come le adolescenti tra gli asset: ribelli, indisciplinate e circondate da quell’aura di invincibilità tipica di chi vive questo periodo della vita. Però, giovinezza è sinonimo al tempo stesso di poca esperienza.
Avidità e apparente invincibilità hanno portato diversi progetti e aziende a giocare duro, investire male, sovraesporsi e rischiare i fondi dei propri clienti. O meglio, sono le persone chiave dietro a queste attività ad aver agito in questo modo.
In alcuni casi, allo sprezzo del pericolo si aggiunge una disonestà paragonabile a quella dei grandi truffatori del passato. Charles Ponzi sarebbe fiero dei suoi nuovi adepti.
Riviviamo quindi i passaggi chiave del crypto winter in quest’ottica.
Vedremo come alcune aziende e progetti ci hanno lasciati per via delle pessime scelte compiute in precedenza. Può essere doloroso, lo sappiamo; però, imparare dagli errori è l’unico modo per guardare con fiducia e maggior consapevolezza verso il futuro.
Indice
Il collasso di Terra, UST e LUNA
Uno dei tonfi più grandi di questo 2022 è quello della blockchain Terra.
Non ritorneremo sugli eventi che ne hanno causato il crollo: per molti, Terra, LUNA e UST sono ancora fonte di tanta sofferenza. Per chi volesse saperne di più, in questo articolo avevamo parlato del crack di Terra.
La famosa blockchain era una potenza e ospitava capitali enormi. Però, essa passò dalle stelle al fallimento in uno schiocco di dita.
Quali sono le motivazioni del crash?
UST, la principale stablecoin dell’ecosistema è la principale causa.
Peggata al dollaro americano ma non coperta da riserve in quanto algoritmica, UST veniva detenuta da molte persone soprattutto per approfittare degli elevati interessi pagati sul protocollo DeFi Anchor.
A maggio 2022, un attacco speculativo in un momento chiave (spostamento di fondi dai pool di Curve) portò alla provvisoria perdita del peg, in parte poi recuperato.
Una nuova offensiva generò un ulteriore distacco, dando il via a una vera e propria bank run da parte degli utenti.
Nel giro di pochissimo tempo, UST passò da valere 1 dollaro a pochi centesimi. Miliardi e miliardi andarono in fumo. Terra collassò e l’intero settore crypto visse dei momenti di rosso profondo.
Oggi la blockchain Terra esiste ancora sotto il nome di Terra Classic. LUNA, la coin nativa, è chiamata LUNC (Luna Classic); UST è invece diventata USTC (Terra Classic USD).
La coin LUNA fu in grado di supera i 100 dollari di valore in All-time High. Oggi si attesta a 0,00017. Questa enorme differenza è causata sia dalla vendita di massa che dalla supply, cresciuta a dismisura nel tentativo (fallito) di ripristinare il peg di UST.
Quanto a UST, il suo valore è sui 2,2 centesimi di dollaro, lontano anni luce da quello che dovrebbe essere.
Nel frattempo è nata una nuova blockchain: Terra 2.0, la cui peculiarità principale sta nell’aver tolto le stablecoin dal sistema. Però, questa scelta non giova al nuovo network perché non vi è un caso d’uso degno di nota.
Per quanto abbiano portato al fallimento del progetto, erano le stablecoin il vero cavallo di battaglia della vecchia chain Terra. Insomma, sarebbe stato meglio aggiustare il meccanismo che ne regolava il peg, eliminandone le vulnerabilità.
La nuova coin LUNA vivacchia e non raccoglie entusiasmo. Per assurdo, LUNC detiene una capitalizzazione decisamente superiore. Chiaramente è tutto in balia di speculazione e pump & dump: meglio starne alla larga.
Chiudiamo con la nota positiva: la nuova LUNA è stata airdroppata agli holder della vecchia LUNA. Lo sappiamo, magra consolazione: un piccolo rimborso a fronte di una grande emorragia.
Axie Infinity: hack e recupero in corso
Axie Infinity è un battle game molto seguito e tra i più noti del settore blockchain. Per approfondire dinamiche, caratteristiche e modalità, ecco l’articolo dedicato ad Axie Infinity.
Nel 2021 gli utenti crebbero a tal punto che il team di sviluppo creò delle scorciatoie interne per sostenere il traffico. Queste furono poi chiuse nel dicembre 2021, lasciando però uno spiraglio e, di conseguenza, una vulnerabilità.
Proprio qui nascono i presupposti dell’attacco hacker avvenuto a marzo 2022: un furto da oltre 620 milioni di dollari, finiti in mano a un’organizzazione di cybercrime con sede in Corea del Nord.
L’offensiva informatica mise in seria difficoltà Ronin (blockchain che ospita Axie Infinity) e il gioco stesso. Il bear market ha poi fatto il resto.
Il grafico della coin AXS è impietoso: dopo la gloria, il valore si è ridotto a pochi dollari e il trend negativo non sembra volersi fermare.
Tuttavia, il gioco è ancora operativo e sono in programma novità.
Il numero dei gamer (vedi grafico, fonte Activeplayer.io) è diminuito costantemente, trovando però un valido “supporto” da luglio in poi.
Insomma, forse il peggio è passato per Axie Infinity… speriamo bene!
Celsius CeFi crack
Lo sappiamo che è brutto parlarne ancora ma non possiamo ignorare il fallimento di Celsius, tra le principali realtà CeFi esistenti.
Torniamo indietro a questa estate, per la precisione a giugno, periodo in cui Celsius bloccò i prelievi. Improvvisamente gli utenti si trovarono quindi in una posizione di incertezza sul futuro del proprio denaro.
Seguì un periodo di annunci, voci, smentite e altre dinamiche che ormai conosciamo bene.
Secondo la celebre rivista Fortune, la valutazione di Celsius nel 2021 era pari a oltre 3 miliardi di dollari. Al picco, l’azienda arrivò a gestirne più di 24 miliardi fra crypto e altri asset dei clienti.
Sembra impossibile che un colosso del genere possa implodere. Il 2022 ci insegna che invece può accadere eccome.
Il fallimento di Celsius dipende da diversi fattori riassumibili in poche parole: pessima gestione di capitali e rischi.
Infatti, oggi è noto come Celsius impiegasse i fondi per investire in maniera molto aggressiva sul mercato. Finché si sale non c’è problema ma quando si scende, ahinoi, l’effetto è devastante.
A luglio 2022 l’azienda ha ufficialmente dichiarato bancarotta appellandosi al capitolo 11 del codice fallimentare americano.
Seppur a settembre siano stati rilasciati alcuni fondi dei clienti, il buco di bilancio ammonta alla cifra mostruosa di 2,8 miliardi di dollari.
La ristrutturazione aziendale in corso basterà per recuperare? Sembra davvero improbabile.
Three Arrows Capital
Passata una settimana dal blocco dei prelievi di Celsius fu la volta di Three Arrows Capital, un importante hedge fund con in gestione più di 10 miliardi di dollari.
Il denominatore comune è sempre lo stesso: conduzione dei fondi sprezzante del pericolo, un’assurdità considerando la professionalità che dovrebbe esserci in realtà come questa.
Sulla scena dal 2012, Three Arrows Capital perdeva capitali in continuazione dall’inizio del bear market. Da mettere in risalto il colpo incassato dal crollo di UST e Terra: -200 milioni di dollari.
Una rapida discesa fino al fallimento, avvenuto in seguito all’impossibilità di rispondere alla margin call sul prestito ottenuto dal broker crypto Voyager Digital. Non parliamo di spiccioli ma di oltre 650 milioni di dollari!
L’epilogo è noto a tutti: 3AC non esiste più, annientata dalle sue stesse cattive pratiche.
Babel Finance
Più originale quanto accaduto a Babel Finance, almeno per la modalità.
Anche in questo caso non parliamo di un pesce piccolo ma di un’attività dotata di 170 dipendenti, oltre 500 clienti istituzionali e una valutazione di 2 miliardi di dollari prima della caduta.
Apparentemente dal nulla, il personale dell’azienda iniziò a calare. The Block fu tra le prime testate crypto a notare questi movimenti in uscita, non limitati ai soli impiegati ma anche ai manager. Di lì a poco (siamo sempre all’inizio della calda estate 2022) la forza lavoro vide un taglio drastico al di sotto delle 50 unità.
Solitamente prima trapelano delle indiscrezioni sulle difficoltà finanziarie e poi ci sono movimenti del personale in uscita. Ma era solo questione di tempo: passò un mese ed ecco i blocchi ai prelievi dovuti alle difficoltà del mercato.
Insomma, un copione già visto: in bull market si è sprezzanti del pericolo; in bear market calano gli introiti e il valore degli asset utilizzati per rischiose manovre speculative.
Cambiano dettagli, cifre e contesti specifici ma il risultato è sempre lo stesso: insolvenza, rischio bancarotta, avvocati e tribunali. Con buona pace per i clienti.
Alameda Research e l'exchange crypto FTX
Arriviamo ai giorni nostri, all’autunno, anche se avremmo potuto parlare di tanti altri fatti accaduti nel mezzo.
Alameda Research era tra le aziende crypto più note, “madre” e incubatore di tantissimi progetti fra cui il network Solana.
FTX era invece uno dei top 3 exchange esistenti, dotato di tantissimi prodotti e servizi pensati per qualsiasi tipo di utente. Il meglio arrivava però dai derivati, fra cui gli apprezzati perpetual. In più, FTX era integrabile da piattaforme di trading bot come Bitsgap (che non ha alcun legame con l’exchange, meglio specificarlo).
Il detto “più sono grandi, più fanno rumore quando cadono” non è mai stato così vero.
Prima iniziarono a circolare voci su problemi economici sia per Alameda che per FTX, prontamente smentite. In questo senso, il ruolo di protagonista va a Sam Bankman-Fried, CEO di FTX, Founder di Alameda, miliardario proprio grazie alle sue creature. Egli chiariva che le voci erano pura speculazione e che lo stato finanziario dell’exchange era assolutamente solido. Indovinate un po’? Tutto falso.
Changpeng Zhao, CEO e Founder del competitor Binance non si risparmiò su Twitter. Tramite dei post posati ma pungenti, CZ sollevò dubbi sul modus operandi di diversi exchange, fra cui la pratica di investire i soldi depositati dai clienti in attività rischiose, nonché l’utilizzo come collaterale del token della propria piattaforma.
In aggiunta, lo stesso CZ dichiarò che Binance avrebbe scaricato nel tempo i token FTT in ottica di risk management.
Comunque, nell’arco di poche ore le dichiarazioni di Bankman-Fried e FTX cambiarono drasticamente. Si passò da “va tutto bene, CZ ci attacca solo perché è un competitor” a “siamo in difficoltà, blocchiamo i prelievi”.
Addirittura si andò vicini all’acquisto di FTX da parte di Binance, in modo da poterlo salvare. Finì in un nulla di fatto: l’exchange di Zhao si ritirò a causa delle serie condizioni economiche di FTX.
Pochi giorni dopo, per la precisione l’11 novembre 2022, Alameda Research e FTX dichiararono bancarotta.
Lo “spettacolo” non è purtroppo finito: Bankman-Fried avrebbe prelevato ingenti quantità di denaro per attività speculative, causando quindi l’enorme buco di liquidità che ha portato alla caduta di due fra le realtà più importanti del panorama crypto.
Staremo a vedere ciò che accadrà. Quel che è certo è che, per l’ennesima volta, a rimetterci sono i clienti della piattaforma.
BlockFi blocca i prelievi dei clienti
Chiudiamo con BlockFi, sperando di non dover aggiungere altre parti sgradevoli alla storia.
Questa azienda opera nel settore lending e propone i suoi servizi a un’ampia clientela in tutto il mondo.
Dall’11 novembre 2022, i prelievi dei clienti sono bloccati a causa delle condizioni incerte del mercato. Abbiamo però delle conferme di utenti che già 2/3 giorni prima non erano in grado di rimuovere i propri fondi.
L’estate scorsa BlockFi aveva raggiunto un accordo proprio con FTX. Tra i vari punti spiccava la possibilità di acquisto da parte di FTX, il tutto per una cifra fino a 240 milioni di dollari.
Al momento della scrittura, la situazione è invariata: i clienti di BlockFi non possono riprendere i propri fondi e le richieste risultano pending. Ci auguriamo che almeno questa volta le cose possano risolversi per il meglio.
AGGIORNAMENTO 28/11/2022: BlockFi dichiara bancarotta.
Se lo desideri, consulta questo articolo per un sintetico punto della situazione dei vari exchange e CeFi.
In questo momento, massima prudenza: restiamo sulla difensiva e proteggiamo i nostri capitali.
Se vogliamo dormire sonni tranquilli, spostiamo i fondi su un hardware wallet (se ne vuoi acquistare uno, ecco il link allo store Ledger) e attendiamo che si calmino le acque.
Continua a seguirci per restare aggiornato sugli avvenimenti dal mondo blockchain e crypto.