Stablecoin UST, perdita del peg, LUNA e Terra: cos'è successo?
Di Gabriele Brambilla
Stablecoin UST, LUNA e blockchain Terra: ripercorriamo le tappe che hanno portato alla perdita del peg con il dollaro e al disastro non annunciato
Il collasso di Terra USD (UST) e LUNA
L’articolo che non avremmo mai voluto scrivere prende purtroppo forma.
Negli ultimi giorni, la stablecoin UST ha perso il peg dal dollaro, trascinando l’intero ecosistema Terra nell’abisso.
Al progetto non mancava nulla e la crescita era continua. Purtroppo, un mix di fattori ha determinato un evento tanto estremo quanto inatteso.
Molti investitori hanno perso capitale nel crack di Terra e probabilmente non riusciranno più a recuperarlo, almeno non del tutto.
La sfiducia regna sovrana ma è il momento di rialzarsi, capire cos’è successo e fare tesoro dell’insegnamento. Investire vuol dire anche questo: sbagliare, imparare e ripartire con un bagaglio di esperienza superiore. Solo così potremo avere successo nel lungo periodo.
Rivediamo quindi le tappe che hanno portato al crollo della stablecoin UST, della coin LUNA e della blockchain Terra.
Seguiteci: seguiranno altri aggiornamenti appena disponibili.
Indice
Cenni sul funzionamento di UST, LUNA e Terra
Prima di analizzare quanto successo negli ultimi giorni, diamo una ripassata al funzionamento dell’ecosistema Terra. Ciò è indispensabile per comprendere appieno la relazione tra UST e LUNA, nonché le motivazioni dietro l’improvviso crack di questa blockchain.
Innanzitutto le presentazioni: Terra è un network decentralizzato e open-source. La sua particolarità è di mettere al centro del progetto le stablecoin, prima fra tutte Terra USD (UST). A essa si aggiungono altre crypto in rappresentanza di diverse valute tradizionali quali l’Euro, il Dollaro canadese e il Won sudcoreano.
Terra nasce nel 2018 dal lavoro di Terraform Labs, azienda con sede in Corea del Sud. Non è un caso se in questo Paese venga fatto ampio utilizzo delle soluzioni di questa blockchain per gestire i pagamenti di milioni di persone.
Torniamo alla parte più tecnica e alle stablecoin.
Questa categoria identifica delle criptovalute dotate di un prezzo fisso, ancorato (in gergo si dice pegged) a un altro asset. Per capirci meglio, 1 esemplare della stablecoin USDC vale esattamente 1 dollaro americano.
Rimuovendo la componente della volatilità, le stablecoin sono qualcosa di indispensabile, specialmente ragionando sul futuro. Il mondo delle criptovalute deve infatti garantire anche degli asset stabili, altrimenti non sarà possibile espandersi e raggiungere l’adozione di massa.
Le stablecoin non sono tutte uguali ma differiscono in base alle tecnologie che ne regolano il funzionamento. Possiamo individuarne tre gruppi principali:
- Valute backed (coperte) dalle monete tradizionali, perciò con una riserva pari al 100% del circolante. Questa tipologia è quella meno rischiosa delle tre, anche se non è mai possibile garantire la sicurezza assoluta. Qualche nome: USDC e USDT e BUSD.
- Valute coperte da altre stablecoin e/o criptovalute tradizionali. Ovviamente il pericolo si alza: se nel gruppo precedente la copertura è in moneta tradizionale, qui si aggiunge la componente di rischio crypto. Un esempio è DAI di MakerDAO, dotata di valore pari al dollaro ma con dietro un paniere di criptovalute a garanzia.
- Stablecoin algoritmiche, senza alcuna copertura. Eccoci arrivati a UST. Inutile sottolineare che il rischio aumenta ulteriormente.
Vediamo ora qual è la correlazione tra Terra USD (UST) e LUNA, scoprendo le motivazioni alla base del crollo.
LUNA è la coin nativa dell’ecosistema Terra. Essa è una crypto impiegabile per assicurare il buon funzionamento della chain tramite lo stake, pagare le gas fee, votare nella governance e ovviamente investire. Inoltre, LUNA è fondamentale per il mantenimento del peg di UST al dollaro americano.
Il sistema costruito da Terra si fonda sull’arbitraggio.
Se UST scende sotto al dollaro, le persone saranno invogliate ad acquistarlo. Questo perché esiste una regola che dice che 1 UST può essere scambiato con 1$ di LUNA su Terra Station, tramite il market swap.
Perciò, comprando UST a 0,97$, giusto per dire un numero, vendendolo subito dopo si consegue un 3% di profitto.
Lo scambio di UST con LUNA porta i primi a essere bruciati e i secondi a essere coniati. L’offerta di UST diminuisce e il prezzo si alza, tornando a 1$ per esemplare.
Il principio vale anche nel caso UST superi il dollaro: c’è convenienza ad acquistarlo tramite LUNA a 1$ su Terra Station, vendendolo poi a un prezzo più alto sul mercato. La maggiore offerta di UST porta a una diminuzione del valore, riassestandolo correttamente al peg.
C’è quindi interdipendenza assoluta tra LUNA e UST. Il rapporto di burn & mint garantisce il corretto funzionamento del sistema.
Ovviamente, il meccanismo non è così perfetto come in molti pensavamo, altrimenti non saremmo qui a discutere dei recenti accadimenti.
Il punto debole di Terra è uno: tutto gira bene finché la liquidità resta nell’ecosistema. Nel momento in cui vi è una diminuzione drastica, gli equilibri saltano totalmente e non è più possibile garantire il tasso di cambio 1 UST = 1$ LUNA.
Vediamo quindi di capire cos’è successo.
Prima fase: Terra USD (UST) perde il peg con il dollaro
Partiamo da Anchor, il principale protocollo DeFi della blockchain Terra. Qui si concentrava la maggior parte della liquidità: grazie all’APY elevato sul deposito di UST, le persone erano invogliate a versare più fondi possibili.
Recentemente, Anchor Protocol aveva introdotto degli interessi dinamici, così da poter risultare sostenibile nel tempo. Infatti, il modello attuale si basava sul periodico rifornimento della yield reserve dedicata, certamente non il migliore dei meccanismi.
Già da alcuni giorni era in corso una leggera perdita del peg. Consultando i dati relativi ad Anchor Protocol su DefiLlama, si può notare un sensibile calo dei depositi:
- 6 maggio: 17 miliardi di Dollari.
- 7 maggio: 16,75 miliardi di Dollari.
- 8 maggio: 14,75 miliardi di Dollari.
Questa diminuzione è probabilmente imputabile all’abbassamento dell’APY e alla ricerca di piattaforme più profittevoli. Sappiamo bene che la liquidità è mercenaria, lo diciamo spesso.
Proseguendo, la data da consegnare ai libri di storia è il 9 maggio.
Tutto prende il via nel tardo pomeriggio, quando UST inizia a scostarsi più sensibilmente dal dollaro americano, valuta a cui dovrebbe restare fedelmente ancorato.
Nell’immagine che segue, possiamo chiaramente vedere come tutto accada in pochissime ore.
Alle 18 prende il via un trend negativo che porta UST a valere circa 98 centesimi. Sembra poco ma è la scintilla che fa scoppiare la bomba.
Di lì a poche ore, ecco che UST tocca 89 centesimi di dollaro. Questa è la primissima ondata: si genera il panico e l’arbitraggio non è più in grado di porre rimedio alle variazioni.
Non va meglio a LUNA: già in perdita da giorni, nello stesso arco temporale passa da 57 a 28 dollari al pezzo.
Ma il peggio deve ancora arrivare.
Dopo un breve recupero che riporta UST a 0,94 Dollari e LUNA a 38, un nuovo picco di vendite prende il via: è ufficialmente iniziata la bank run. In questi momenti, il lato emotivo di ciascuna persona prende il sopravvento. Si entra in uno scenario da “si salvi chi può”, dove gli investitori sgomitano per cercare di salire sulla scialuppa di salvataggio il prima possibile.
L’enorme pressione di vendita innesca una spirale distruttiva che diventa impossibile da contenere. Questa dinamica non esiste solo nel mondo delle criptovalute, anzi: è vecchia come la storia di economia e finanza. Vi è però un’importante differenza: una banca può abbassare la saracinesca e staccare la spina del bancomat, guadagnare tempo e rassicurare i risparmiatori. Un titolo azionario può essere sospeso per eccesso di ribasso. Una criptovaluta, o meglio, un intero progetto crypto, non si ferma.
Non incontrando limitazioni, UST precipita fino a 0,69 centesimi di dollaro. LUNA segue ovviamente a ruota. Così, nella notte tra il 9 e il 10 maggio si conclude la prima ondata. Come purtroppo sappiamo, la cosa non si ferma qui.
Cosa ha innescato questa gravissima situazione?
Ormai è chiaro: è stato portato avanti un attacco speculativo all’intero sistema Terra. L’obiettivo era proprio quello di innescare la perdita del peg di UST, sfruttando delle posizioni short per ottenere guadagno.
Da quello che sappiamo, ringraziando l’analisi on-chain, qualcuno ha preso in prestito 100.000 BTC (parliamo di oltre 3 miliardi di dollari al 9 maggio) probabilmente in tempi non sospetti.
Parte di questi BTC è stata impiegata per comprare UST. Parrebbe che l’acquisto sia avvenuto fuori dal mercato, in una trattativa diretta tra “qualcuno” e la Luna Foundation Guard. Diciamo qualcuno tra le virgolette perché non si può avere alcuna certezza; i nomi caldi che stanno girando sono due: Blackrock e Citadel, rispettivamente compagnia di investimenti e hedge fund. Entrambe le realtà hanno declinato ogni responsabilità.
Perché Luna Foundation Guard ha acquistato bitcoin? Semplice: da tempo era in costruzione un tesoretto in BTC che avrebbe dovuto puntellare le riserve, creando un importante cuscinetto proprio a tutela del peg di UST.
Era in sviluppo un sistema automatizzato, in procinto di essere lanciato. Insomma, c’era la volontà di limare i difetti e le debolezze della chain Terra.
Torniamo al racconto. Ora troviamo l’attaccante con un bel malloppo di UST. Ovviamente è posizionato con uno short su BTC.
Bene: la tavola è apparecchiata e pronta per la tempesta, bisogna solo aspettare.
Come pianificato, Terraform Labs sposta liquidità da Curve, versandola nel 4Pool in costruzione. Questo pool è composto da quattro stablecoin diverse: FRAX, USDC, USDT e UST. Girando qui i capitali, UST avrebbe beneficiato di stabilità superiore. Il problema è che nel momento del trasferimento, il 4Pool non era ancora operativo.
Qui l’attaccante completa l’opera: UST dispone di inferiore liquidità proprio a causa del trasferimento in un pool non funzionante. Non resta che prendere i propri fondi e rimuoverli da Curve, generando un deficit di liquidità. UST viene quindi venduto sia su Curve che su Binance, dando inizio alla discesa.
Subentrano quindi i sentimenti delle persone e prende il via la bank run di cui abbiamo parlato prima. La Luna Foundation Guard prova a metterci una pezza impiegando proprio i bitcoin a sua disposizione per assorbire l’eccesso di offerta di UST. Questo porta alla discesa di BTC e all’innesco della posizione short dell’attaccante, ora libero di acquistare bitcoin a basso prezzo, chiudere il prestito e portare a casa centinaia di milioni di dollari di guadagno.
LUNA e UST sono in balia del mercato. Le riserve calano sempre di più, Anchor alza bandiera bianca.
Do Kwon e la LFG cercano di raccogliere capitali per arginare una situazione ormai disperata. Si chiude così la prima fase ma la storia è tutt’altro che conclusa. È proprio vero: non c’è mai limite al peggio.
"Nella prima fase, UST subisce il colpo e si avvia la bank run di massa"
Seconda fase: l'ecosistema Terra collassa, UST e LUNA crollano
Siamo giunti alla seconda fase.
Nelle prime ore del 10 maggio, UST recupera un po’ del peg e torna sopra gli 80 centesimi. Segue un’altra discesa, con risalita (finalmente) oltre gli 0,9 Dollari.
Può sembrare che il peggio sia passato ma il sentimento generale non è dei migliori. Sembra che gli investitori stiano aspettando il momento giusto per ritirarsi…ed effettivamente è così!
Il giorno peggiore è senza dubbio quello seguente, l’11 maggio. È qui che si innesca la seconda ondata ribassista, responsabile della discesa negli abissi, al di sotto dei 30 centesimi di dollaro per la stablecoin UST.
Terra USD (UST) crolla e con essa l’intero ecosistema. Non parliamo poi di $LUNA, finita in poche ore sotto il dollaro e con impietosi -98/-99% a segnare la caduta del gigante.
Qualche dato a confronto, impietoso ma necessario:
- Dai 17 miliardi di liquidità del 6 maggio, oggi (12 maggio) Anchor Protocol ne ospita solo 1.5.
- La TVL di LUNA, secondo DefiLlama, è passata dai 28 miliardi del 7 maggio ai 2,07 odierni.
- LUNA è scambiata a 0,015 $, -99% nelle ultime 24 ore (scrittura alle 19.30 italiane).
- UST continua a litigare con il peg: dopo un ritorno sopra gli 80 centesimi, è nuovamente posizionato sui 37.
Il team di LUNA ha dichiarato che l’obiettivo principale è il recupero del peg di Terra USD. Per fare ciò, le tokenomics hanno subito importanti cambiamenti, decisamente penalizzanti nei confronti di LUNA.
"La seconda fase ha inferto un colpo duro e definitivo"
Crack di Terra e ripercussioni sulle altre criptovalute
L’intero settore delle criptovalute ha accusato un brutto colpo, è innegabile.
Terra era un progetto valido e innovativo. Nel tempo erano stati raccolti capitali ingenti, le collaborazioni aumentavano così come i vari listing presso i più autorevoli exchange.
La caduta di un colosso come questo genera un’ondata di sfiducia generale verso tutto il mondo crypto, in particolar modo nei confronti della finanza decentralizzata.
Dobbiamo ammettere che chi dispone di fondi importanti può tranquillamente manipolare questo comparto: è un settore ancora giovane e suscettibile ad alta volatilità e rischi.
A prescindere da Terra, il periodo non è dei migliori: il trend è negativo e tocca tutte le criptovalute, a cui si aggiungono anche i mercati tradizionali. Sono in gioco diversi fattori che portano al profondo rosso attuale e il collasso di Terra chain non fa altro che gettare benzina sul fuoco.
Stamattina, tutte le crypto erano in negativo con la doppia cifra.
Bitcoin ha rotto un supporto fondamentale; Ethereum è giunto ai minimi da fine luglio 2021; le altcoin hanno performato addirittura peggio, come solitamente accade in fasi ribassiste.
Al momento della scrittura, la situazione si è parzialmente sistemata ma resta comunque difficile.
Teniamo comunque presente una cosa: la fine (?) di Terra non significa che le criptovalute siano pronte a subire la stessa sorte. Ogni progetto ha punti di forza e debolezze: alcuni sono destinati a fallire, altri a crescere. I mercati salgono e scendono da sempre e le crypto sono ancora più spinte nel farlo. Ovviamente, non possiamo neppure avere certezze del contrario.
Nel momento in cui si investe, dalle azioni ai titoli di Stato, oppure nel mondo delle criptovalute, ci assumiamo dei rischi.
In questo settore, sappiamo bene di poter guadagnare cifre enormi, così come c’è la possibilità di perdere tutto in poche ore (Terra purtroppo insegna). Perciò, massima attenzione, analisi continua e valutazione del rischio devono essere parte fondamentale nella costruzione di una strategia di valore.
Qui sotto, la capitalizzazione del comparto crypto aggiornata alla data di scrittura.
Quali sono i rischi delle altre stablecoin?
Eccoci a un punto importante: quali sono i rischi delle stablecoin?
Partiamo dal presupposto che dei pericoli ci sono sempre, a prescindere dalla tipologia di asset.
Nel complesso, possiamo dire che le stablecoin coperte dalle valute tradizionali sono certamente quelle più sicure. Facendo un nome, USDC è molto trasparente e viene auditata periodicamente, così da mostrare l’effettiva disponibilità delle riserve.
Anche USDT fornisce una copertura 1:1 con il dollaro. Pecca però di apertura e non sappiamo se tutti i fondi siano effettivamente detenuti in una o più banche, oppure se solo una parte è al sicuro. Non sarebbe comunque una cosa strana: anche le banche operano in questo modo, mantenendo delle riserve parziali e utilizzando il resto dei fondi per investimenti, prestiti e altre strategie.
Piccoli depeg sono possibili ma solitamente si aggiustano in poche ore.
Le stablecoin coperte da altre stablecoin e crypto tradizionali sono certamente più pericolose. Però, anche qui dipende da caso a caso. Per fare un esempio, cEUR e cUSD, stablecoin di Celo, dispongono di riserve composte da vari asset. Sul sito celoreserve.org è possibile monitorare lo stato di questi fondi, nonché il rapporto di copertura di ciascun cEUR o cUSD (al momento molto soddisfacente).
Perciò, per essere sicuri si deve tenere monitorata la situazione, restando pronti a intervenire in caso di bisogno.
Ovviamente, le stablecoin algoritmiche sono quelle più pericolose. Terra USD (UST) sembrava aver trovato la giusta quadra ma così non è stato. Forse in futuro si scoverà un sistema a prova di bomba; purtroppo non siamo in grado di saperlo al momento.
Ricapitolando: il rischio c’è sempre ma varia in base all’asset prescelto. Non possiamo dire “USDC non perderà mai il peg” ma si può sostenere che è meno probabile che accada rispetto a una stablecoin priva di riserve.
"Come tutti gli asset, ogni stablecoin presenta dei rischi da valutare prima di investire"
Quale futuro per UST, LUNA e Terra?
Siamo giunti alla conclusione di questo approfondimento su quanto è successo all’intera blockchain Terra. Dovevamo farlo: paura e incertezza regnano ancora sovrane.
Vorremmo poter dire che tutto tornerà come prima; sappiamo però che è molto difficile, sarebbe quasi un miracolo.
La blockchain Terra 2.0 è stata avviata e gli utenti del vecchio network riceveranno degli airdrop nel corso del tempo. Ciò dovrebbe in parte ripagare le perdite sostenute.
Questa nuova realtà è stata spogliata delle stablecoin, ciò che contraddistingueva Terra da tutto il resto. A oggi, è davvero troppo presto per poter esprimere un giudizio sul nuovo progetto: possiamo solo parlare di ciò che era un tempo.
Terra era ben costruita ma il suo punto debole le è costato caro. Gli investitori hanno ormai perso fiducia e al momento il futuro è tutto fuorché roseo.
Posizionarsi ora? Ognuno faccia le sue valutazioni ma la situazione è grave, c’è poco da aggiungere.
Quando il mercato è così incerto e malvagio, la cosa migliore è aspettare, prendere fiato e riorganizzarsi. Muoversi a tutti i costi potrebbe costare caro (come restare fermi del resto). In momenti come questo, ogni decisione è sbagliata. Sappiamo bene che è frustrante ma fa parte del “gioco”.
L’invito è quello di analizzare il proprio caso e fare delle considerazioni. Abbiamo perso soldi su UST e LUNA? Se sì, conviene incassare una perdita ora o aspettare un’eventuale recupero del peg? E se non lo riprendesse? Vale la pena restare posizionati o meglio salvare il salvabile? Chi meglio del diretto interessato può rispondere a queste domande?
Gli investimenti tradizionali sono rischiosi. Le criptovalute pure peggio. Quando si entra in questo mondo si accettano opportunità e rischi; ogni decisione deve essere ponderata ma spesso ciò non basta.
Tutto gira bene finché farmiamo come dei pazzi, sfruttiamo piattaforme a elevato rischio o portiamo a casa un “umile” 20% su Anchor. Però le cose possono anche girare male, dobbiamo tenerlo sempre in mente.
Da quanto accaduto portiamo a casa ciò che c’è di buono: impariamo la lezione, diventiamo più furbi, miglioriamo la pianificazione e differenziamo maggiormente il portafoglio. Ricordiamo: mai investire ciò che non si può perdere, altrimenti si mette a rischio ben più di una certa somma.
Per aiutarvi, continueremo a fornire contenuti di qualità, anzi: cercheremo di fare ancora meglio di prima. Perché i mercati sono sì pericolosi ma non devono terrorizzare; le conoscenze servono proprio a questo: minimizzare i rischi e rendere profittevoli i nostri investimenti.
Un caro saluto, a presto!