Bitcoin oltre i 40.000$, tra passato e futuro

Di Gabriele Brambilla

Che periodo per bitcoin e le criptovalute! Ecco un focus on dedicato al tema dove ripercorremo le tappe del passato, torneremo nel presente e guarderemo al futuro

Bitcoin oltre i 40.000$, tra passato e futuro

Introduzione al focus on

Finora il 2023 è stato un anno positivo per bitcoin e l’intero comparto crypto. Le ultime settimane sono da ricordare per la crescita sostenuta, con livelli di prezzo che non si vedevano da tempo.

Investitori e addetti ai lavori sono tornati a riassaporare l’esaltazione che mancava da tempo, non mancando talvolta di farsi prendere da un po’ di FoMO.

Abbiamo quindi deciso di preparare un focus on che vada ad approfondire il tema, concentrandoci soprattutto sulla criptovaluta numero uno: bitcoin.

In primis rivivremo i cicli passati, dando uno sguardo al comportamento del prezzo nelle varie fasi. Poi analizzeremo a parte il bear market che ha caratterizzato il 2022. Infine, ripasseremo questo 2023 e metteremo sul piatto le motivazioni per cui BTC sta salendo (e perché potrebbe continuare a farlo).

Oltre a informare, questo articolo vuole prendere in esame la situazione in modo neutrale, così da aiutarti a lasciare fuori dalla porta FoMO ed emozioni, che non vanno mai d’accordo con gli investimenti.

Questo focus on è stato pubblicato in esclusiva sulla nostra newsletter Whale Weekend dell’8 dicembre 2023. Iscriviti per non perdere articoli inediti, analisi, news della settimana e tanto altro ancora!

I cicli passati di BTC

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Fatta l’importantissima premessa, diamo un’occhiata al passato di bitcoin fino al 2021.

Bitcoin (la blockchain) e BTC (la relativa criptovaluta) nascono grazie al lavoro di Satoshi Nakamoto, che ancora oggi resta una figura sconosciuta.

Inizialmente la coin valeva spiccioli e solo gli smanettoni più incalliti la possedevano. Per di più, pressoché nessuno la acquistava direttamente: il possesso derivava generalmente dall’attività di mining, allora fattibile anche con il classico computer di casa.

Il primo rialzo considerevole si ebbe a metà del 2011: in circa sei mesi, il valore di BTC passò da 30 centesimi a quasi 23 dollari. La gioia durò però poco, perché entro fine anno si ritornò tra i 2,3 e i 3$ (una crescita comunque di 9/10X rispetto alla partenza).

Si avviò poi una lenta ma costante ripresa. Ad aprile 2013 BTC sfondò il muro dei 100$, per poi registrare l’ATH provvisorio in area 180. Impressionante, anche se il meglio doveva ancora arrivare, perché a dicembre di quell’anno si raggiunsero le quattro cifre: 1.000 dollari.

Dopo una salita decisa, spesso c’è però una discesa. La crypto lasciò per strada molto valore per tutto il 2014, assestandosi intorno ai 200/250 dollari per quasi la totalità del 2015.

Si dovè aspettare il 2017 per ritornare alle quattro cifre, entrando ancora una volta in territorio inesplorato. Quel bull market fu il primo a diventare mainstream e a far parlare di bitcoin anche sui media tradizionali. Non che prima ciò non accadesse, ma la risonanza era ancora relativamente limitata.

Il copione fu lo stesso: salita, nuovo ATH (stavolta in zona 20.000 dollari) e via alla distribuzione, discesa e panico fino all’area dei 3.000 dollari. Ancora una volta si confermava quindi la ciclicità dell’asset e l’importanza del timing, un fattore fondamentale in qualsiasi investimento, non solo nelle criptovalute.

Si arriva poi alla storia contemporanea: 2019 e 2020 di consolidamento, con una buona crescita a gettare le basi per i nuovi massimi del 2021.

Cosa ci dice tutto ciò? Il prezzo di BTC oscilla parecchio tra i vari cicli, più di quello della maggior parte degli asset tradizionali. Al tempo stesso, il potenziale guadagno è altrettanto superiore.

Interessante poi notare come, se allarghiamo il grafico e seguiamo l’intera vita della coin, i minimi post ribasso sono sempre crescenti, coincidendo (non perfettamente) con alcuni degli importanti traguardi toccati in fasi precedenti. Al termine del paragrafo troverai il grafico di bitcoin dall’inizio a questa estate, così da valutarne in autonomia l’andamento. NB: la prima immagine arriva fino a gennaio 2017 e il finale corrisponde all’inizio della seconda immagine; per ovvie ragioni, la scala non corrisponde.

Attenzione: ciò non significa che BTC ora salirà a 500.000 dollari e non scenderà sotto i 60/70 nel successivo ribasso; si tratta di un’osservazione oggettiva dei dati, interessante per degli spunti, ma che non offre garanzie.

Entriamo nel vivo e studiamo il difficile bear market del 2022, per poi parlare di presente e futuro.

I cicli passati di BTC

Il bear market del 2022

Si dice che più in alto si sale, più grande e dolorosa sarà l’eventuale caduta. Questo potrebbe essere tranquillamente il riassunto del 2022 di bitcoin e di un po’ tutte le criptovalute: un’annata da incubo degna del titolo di bear market.

Avevamo chiuso il paragrafo precedente con BTC ai massimi intorno all’inizio di novembre 2021. Da tempo c’erano però alcuni segnali che potevano far pensare a un’inversione di rotta. Dai volumi agli indicatori più tecnici, il mercato non era più così solido.

Poco conta poi l’ATH. Esso è il punto più alto toccato fino a quel momento. Se la price action non ha la forza per proseguire a rialzo, più in alto di così non si può di certo andare. Conoscere l’analisi tecnica e il comportamento del mercato è indispensabile per capire per tempo quando la situazione si sta facendo più rischiosa.

Tornando al nostro racconto, dall’All-Time High in poi BTC iniziò a perdere terreno. A due mesi dai massimi, il prezzo dell’asset aveva già lasciato per strada 20.000 $ di valore. Si “giocò” per circa quattro mesi intorno ai 40K, per poi andare a fondo intorno ai 20 (siamo a giugno). Dopo un tentativo di recupero, giungemmo all’abisso di fine anno con valori intorno ai 15.000 dollari a dicembre 2022 (dai circa 69.000 di un anno prima).

price action Bitcoin 2022

Del 2023 ne parleremo in seguito, perché anche le buone notizie meritano di essere trattate a parte. Continuiamo quindi a concentrarci sul terribile 2022 e scopriamo le cause dietro gli estremi ribassi.

Innanzitutto, il mercato si muove a cicli e non si può salire per sempre. Un asset può vivere un periodo d’oro e guadagnare valore, ma prima o poi la rotta si invertirà. I fattori in gioco sono tantissimi: prese di profitto degli investitori, situazione macroeconomica che cambia, tensioni geopolitiche, regolamentazioni differenti, nuove tecnologie e tanto altro ancora.

Dopo una cavalcata trionfale per tantissime criptovalute, molti investitori decisero di raccogliere i frutti del duro lavoro. Tra questi troviamo i grandi capitali, ossia persone e aziende che fanno dell’investimento il loro lavoro e sanno esattamente come muoversi.
I nuovi arrivati non furono in grado di compensare i flussi in uscita e quindi prese il via la fase di distribuzione precedente il crollo (e relativo panico, perché i nuovi arrivati vanno subito in perdita). Ripetiamo: è del tutto normale che ciò accada, perché prima o poi chi investe vuole portare a casa il risultato; solitamente chi vende ai massimi è anche chi ha tanti capitali e/o ampie conoscenze.

Quando poi si innesca il ribasso, dicevamo che scatta il panico. Gli investitori scesi in campo all’ATH incassano sonore perdite e si comportano in due modi:

  • O vendono in rosso per limitare i danni, magari poi etichettando l’asset in questione come scam;
  • O restano passivi e vedono i loro soldi andare in fumo, speranzosi di un futuro migliore.

In ogni caso la scelta è sbagliata e dimostra ancora una volta che senza programmazione non si va da nessuna parte.

Il 2022 fu però un anno particolare, perché il bear market si inasprì anche a causa di alcuni gravi fattori esterni.

A livello geopolitico, la Guerra in Ucraina e le tensioni internazionali crescenti furono un duro colpo per tutti. Da questi eventi nacque poi la crisi energetica che minacciò seriamente l’economia mondiale, già testata a fondo nel periodo più buio della pandemia.

Ma non solo: gli stimoli delle banche centrali, messi in atto nel 2020 proprio per evitare il disastro, causarono l’arrivo di un’elevata inflazione. La corsa dei prezzi si inasprì con la crisi energetica, mettendo in difficoltà economie e persone. Meglio non ricordare le bollette di elettricità e gas…

Arrivati all’inflazione a doppia cifra, la soluzione disponibile fu solo una: alzare i tassi d’interesse e iniziare un periodo di politiche monetarie restrittive. Prima la FED nella primavera del 2022 (qui sotto l’andamento dei tassi americani), poi la BCE a distanza di qualche mese.

tassi interesse USA

Perciò, dall’euforia di novembre 2021, in pochi mesi il mercato crypto si ritrovo con un naturale ciclo ribassista, acuito però da:

  • Un mercato ancora acerbo, dove la speculazione porta i prezzi a oscillare molto più che in altri contesti;
  • Inflazione alle stelle e politiche monetarie restrittive (male per consumi e investimenti);
  • Una guerra che nessuno voleva ad aumentare l’incertezza.

Ma come ben sappiamo, il 2022 aveva ancora altre brutte carte da giocare.

Ad acuire ancor di più la gravità della situazione si unì infatti Terra, una delle blockchain un tempo più affermate e utilizzate. Un insieme di fattori causò l’improvvisa implosione dell’intero ecosistema, partendo dalla perdita del peg di UST (vedi grafico qui sotto), mai più tornato al suo posto. Questa stablecoin, assieme a LUNA, era il cuore pulsante dell’intero progetto. Miliardi e miliardi in fumo bastano a far riflettere; tuttavia, il danno peggiore fu probabilmente di immagine.

USTC 2022

Da questo momento in avanti, il settore crypto spense del tutto le luci.

Il crollo di Terra avviò poi la stagione dei fallimenti: da aziende di investimento a CeFi ed exchange, furono molti i nomi a dover chiudere i battenti. Le motivazioni? Principalmente la condotta sconsiderata nella gestione dei fondi.

Il KO di FTX fu la “ciliegina sulla torta” di quello che probabilmente fu il peggior anno di sempre per le criptovalute. Qui però le cause sono da ricondurre ai furti portati a compimento da Sam Bankman-Fried e compagni, a testimonianza che neppure i giganti sono al riparo dai rischi.

Per evitare una bank run, gli altri exchange si affrettarono a mostrare le proprie riserve per rassicurare gli utenti. All’improvviso il Merkle Tree divenne lo standard per considerare una piattaforma più o meno sicura.

Arriviamo però al bello. Il 2022 fu un anno terribile, certo. Però, bitcoin, blockchain e criptovalute riuscirono a resistere. La stessa Solana, realtà strettamente legata a FTX e Alameda Research, è ancora qui tra noi.

"Citando Nietzsche, "Quello che non mi uccide, mi fortifica". Le crypto possono certamente far loro questa frase."

2023 e futuro di bitcoin

La tempesta ha due aspetti positivi:

  1. Ripulisce tutto ciò che colpisce;
  2. Non può durare per sempre.

I tanti brutti eventi del 2022 fecero proprio così: ripulirono il settore crypto e lasciarono in piedi solo ciò che fu in grado di resistere. Purtroppo, molti investitori, soprattutto i più inesperti, lasciarono per strada una buona fetta del proprio capitale.

Con l’inizio del 2023 la tempesta si placò e il mercato iniziò a riordinare le idee e prepararsi per il futuro.

L’anno che volge al termine è stato di crescita e il settore si è rimboccato le maniche per rimediare ai problemi del 2022.

Ma perché BTC e le crypto salgono? E soprattutto, il trend potrebbe proseguire?

Premesso che non abbiamo modo di vedere il futuro, ecco alcune delle motivazioni che stanno dietro il buon andamento del 2023.

Innanzittutto, bitcoin è percepito sempre più come un asset su cui investire, ottimo per differenziare il portafoglio con un prodotto più rischioso ma, al tempo stesso, dall’elevato potenziale.

Se fino a non molto tempo fa si trattava di una nicchia per pochi, BTC e le criptovalute sono sempre più presenti anche nel paniere di asset di investitori comuni (chiaramente in percentuali contenute).

Il miglioramento della percezione di BTC va attribuito in parte proprio al periodo incerto e all’inflazione. Bitcoin è stata più volte indicata come un’ottima riserva di valore, da alcuni vista come una pari dell’oro. Non sappiamo se quest’ultima affermazione sia vera, ma di certo un fondo di verità c’è: BTC è effettivamente in grado di riparare dall’inflazione, a patto che si abbia fiducia nell’asset e nel suo valore intrinseco.

Ma non sono solo i piccoli risparmiatori ad apprezzare la coin; l’interesse degli istituzionali è crescente al punto in cui, in verità, sono questi ultimi ad aver influenzato l’utenza retail. Per capirci: quando giganti come BlackRock si avvicinano a un asset, diventa impossibile ignorarlo.

A questo punto però nasce un problema: come rendere disponibile bitcoin anche a chi non conosce minimamente le modalità operative per acquistarlo e detenerlo (e non ha interesse a impararle)? Proprio qui rivestono un ruolo decisivo i grandi fondi di investimento: entriamo nella questione ETF!

Ne abbiamo parlato tantissime volte e forse alcuni lettori inizieranno ad annoiarsi. Però, l’ETF su bitcoin spot è davvero molto importante e non possiamo non parlarne in un focus come quello di oggi.

Ripassando rapidamente le basi, dobbiamo sapere che di ETF su bitcoin ce ne sono già molti negli Stati Uniti, ma tutti basati sui futures. Finora i tentativi di introdurre dei prodotti spot, con sottostante quindi dei veri bitcoin, non sono andati a buon fine. Ora però la musica sta cambiando e pare che le approvazioni da parte della SEC siano solo questione di poco tempo.

bitcoin ETF

L’ETF permetterebbe a chiunque di investire su BTC. Trattandosi di un prodotto spot, servirebbe una quantità pari di bitcoin per garantirne il valore; ad esempio, se l’ETF di BlackRock avesse richieste per un valore di 10.000 bitcoin, il fondo dovrebbe acquistare a mercato 10.000 BTC, generando quindi domanda per l’asset.

Se l’interesse verso l’ETF dovesse essere buono (come le analisi sembrerebbero indicare), questo prodotto fornirà un importante sostegno al prezzo di bitcoin.

Parentesi: alla criptovaluta per antonomasia potrebbe presto affiancarsi anche Ethereum; iniziano infatti a spuntare richieste di ETF spot anche su questa coin.

Un altro evento a sostegno di un mercato rialzista di bitcoin è l’halving del 2024.

Come ogni quattro anni, la blockchain Bitcoin taglierà il tasso di inflazione della coin del 50%. L’halving è sempre molto atteso e ben accolto in quanto riduce i BTC immessi sul mercato e contribuisce ad aumentarne la scarsità.

Infine, per chiudere il cerchio, le banche centrali sono ormai giunte alla conclusione degli interventi restrittivi. Gli esperti stimano che il 2024 sarà all’insegna dei tagli ai tassi, ma la misura è ancora incerta e bisogna prestare attenzione alle condizioni macroeconomiche e a un possibile ritorno della fiammata inflazionistica.

Se gli interventi saranno ben dosati, il mercato delle criptovalute potrebbe beneficiarne.

"Ci sono tanti motivi per cui BTC potrebbe crescere nel 2024..."

Conclusioni

Abbiamo compiuto un viaggio lungo e interessante, riscoprendo alcune delle tappe fondamentali di bitcoin.

Il futuro è tutto davanti e sembrerebbe essere positivo. Invitiamo comunque a non abbassare mai la guardia e restare sempre sul pezzo, così da evitare qualsiasi errore o azione non ragionata. Niente FoMO, mi raccomando!

Prima di salutarci ti ricordiamo ancora una volta i nostri corsi crypto gratuiti. Oltre alla storia di Bitcoin, ti aspettano quelli sulle basi delle criptovalute, sul trading, sulla sicurezza e molto altro ancora.

Grazie per averci letto!

 


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